Una storia 3D lunga 20 anni

10 Settembre 2020 | By

ATLAS,Accelerators
Il mock-up della parte centrale di ATLAS in scala reale (a sinistra) con a fianco una delle bobine del magnete toroidale superconduttore. (Image: S. Bennett/CERN)

Nel 2014, pochi mesi dopo il mio passaggio da ALICE ad ATLAS, vidi per la prima volta il mock-up di ATLAS, una riproduzione in scala reale in legno della porzione centrale dell’esperimento. Quel giorno mi trovavo con Jan Godlewski, anche lui ingegnere, mio compagno d’ufficio e allora Cooling Coordinator di ATLAS. Di li a qualche tempo lui sarebbe andato in pensione ma con il suo solito sorriso cominciò a raccontarmi che fu proprio lui, nel 2001, il responsabile della costruzione di quest’opera artigianale, insieme ad altre 3 collaboratori.

L’obiettivo era quello di verificare le geometrie delle varie parti dei rivelatori ancora in fase di costruzione ed esercitarsi poi nell’installazione di centinaia di cavi di alimentazione, acquisizione dati e i tubi che vennero usati per testare il sistema di affreddamento dei rivelatori centrali, in vista della loro installazione cosa poi avvenuta in caverna sperimentale nel 2007.

Rimasi catturato dal tono del racconto, era come se Jan mi stesse raccontando l’ennesima avventura, una delle tante che potreste sentire dai fisici e ingegneri al CERN. Affascinato dall’accuratezza di alcuni particolari, mai mi sarei immaginato che qualche anno dopo a distanza di 15 anni sarei stato proprio io a “ritirarlo fuori dal cassetto” perché una nuova missione lo attendeva.


E perché dopo tutto questo tempo quest’opera artigianale alta quasi 8 metri e larga altrettanto è diventata di nuovo essenziale?


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Il modello in legno di ATLAS con il sistema di raffreddamento a CO2 attualmente in funzione. (Image: J. Noite/ATLAS Collaboration)

E perché dopo tutto questo tempo quest’opera artigianale alta quasi 8 metri e larga altrettanto è diventata di nuovo essenziale? Non bastano i modelli 3D che riproducono fedelmente gli spazi disponibili? Si, ma non del tutto. Nel 2016 il “mock-up” è diventato di nuovo operativo, circondato da tralicci in acciaio come i palchi dei concerti rock ed equipaggiato di tubi collegati ad un nuovo impianto di raffreddamento. Parliamo di raffreddamento evaporativo a CO2 che al CERN è diventata la principale tecnologia di raffreddamento per i futuri tracciatori di ATLAS e CMS. Il nuovo rivelatore avrà delle performance pazzesche e per sopravvivere alle radiazioni presenti l’elettronica deve essere mantenuta a -40C.

Spinti dalla necessità di costruire rivelatori sempre più potenti e funzionanti in condizioni di lavoro estreme, ATLAS con il contributo di CMS, ha lanciato il progetto di R&D denominato Baby-DEMO. Il progetto del quale sono il responsabile, è realizzato da un team di ingegneri e tecnici che stanno lavorando per fornire la tecnologia di raffreddamento più idonea e allo stesso tempo compatibile con la riduzione dei gas di refrigerazione ad effetto serra come i freon.

Il mock-up è nuovamente lo strumento ideale per permetterci di realizzare gli studi approfonditi delle performance del sistema di raffreddamento, verificarne i limiti e provare a superarli. Oggi questo impianto è funzionante e a disposizione anche degli esperti che stanno sviluppando i prototipi dei rivelatori e il team che si occupa dell’integrazione dei nuovi cavi perché, come vent’anni fa, la realtà è ancora il migliore modello 3D disponibile e si, come Jan, ho una nuova storia da raccontare.


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